Bene, oramai è quasi una settimana che Windows XP non è più supportato, eppure ancora non è successo nulla di drammatico… d’altronde noi utilizziamo tutti Linux e non abbiamo di questi problemi!
😀
Parlando seriamente, la fine del supporto a XP è un evento importante dal punto di vista del ciclo di vita dei computer, e potrebbe accorciarne di colpo la “vita utile”, trasformando numerosi computer ancora funzionanti in rifiuti.
Forse è arrivata l’ora di una massiccia diffusione di Linux, oppure semplicemente, come è più realistico pensare, ci sarà un’accelerazione delle adozioni di Windows 7 e di Windows 8.
Se diamo per scontata la seconda ipotesi, significa che molti computer dovranno essere sostituiti a breve, poiché Windows 7 e Windows 8 hanno requisiti hardware decisamente superiori a quelli dell’oramai antico XP.
In queste settimane, in cooperativa, tra i soci e con i simpatizzanti, abbiamo discusso spesso di quanto la fine degli aggiornamenti e del supporto di Windows XP da parte della Microsoft, possa impattare in termini ambientali.
Da sempre, nell’ambiente di chi fa riuso di computer, si è incolpato, a torto o a ragione, il mondo del software proprietario, e la Microsoft in particolare, di essere un motore di quella che si chiama obsolescenza indotta.
Qui se ne possono leggere i meccanismi:
http://rcu.empolese-valdelsa.it/progetti/trashflow/Allegati/Tesi%20trashware%20CC.pdf
La domanda che ci siamo posti è: “L’abbandono di Windows XP, porterà ad un’accelerazione delle dismissioni di computer?”
La risposta intuitiva che ci è venuta spontanea è “Si, certo, si tratta di un ennesimo fenomeno di obsolescenza hardware, indotta da un cambio nel mercato del software”, ma abbiamo poi voluto verificarla con ragionamenti più articolati e metodici.
In primo luogo ci sono gli aspetti tecnici che riguardano i requisiti hardware minimi necessari per far funzionare i nuovi sistemi operativi della Microsoft.
Windows XP era nato nel 2001, al tempo dei Pentium IV con processori da 2 Ghz e la Microsoft dichiarava che per installarlo erano necessari almeno un processore da 233 Mhz e 64 MB di Ram.
Oggi la Microsoft dichiara che un processore da 1Ghz, e 1 GB di Ram sono sufficienti per Windows 7 e per Windows 8.
Certo questi dati possono far storcere il naso agli informatici, poiché sanno perfettamente che si tratta di casi estremi; significherebbe che le ultime versioni di questo sistema operativo possono girare su computer di più di 10 anni fà. Se lo dichiara il produttore è molto probabile che l’installazione si possa fare e che si possa avviare il sistema, ma poi rimane necessario installare software per che il computer possa essere utilizzato, come, per esempio, un pacchetto Office.
Evidentemente i soli requisiti minimi hardware riferiti al sistema operativo non sono sufficienti per fare questa valutazione.
Abbiamo cominciato quindi a ragionare in termini di “requisiti minimi complessivi” necessari per che un computer, che abbia per sistema operativo una delle ultime due release Microsoft, possa funzionare dignitosamente.
Per esempio la Microsoft dichiara sul proprio sito che i requisiti per far funzionare Office 2010 sono di soli 500 Mhz di processore e 256 MB di Ram (da aggiungere a quelli già utilizzati dal sistema), ovviamente questo aspetto non prende in considerazione, per esempio, la Ram aggiuntiva necessaria alla fruizione di un documento che all’apertura viene messo in Ram. Considerato poi l’utilizzo che si fa attualmente dei computer, non possiamo non prevedere che vengano aperti contemporaneamente diversi altri programmi, come un browser (per esempio: Mozzilla Firefox 28 richiede altri 512 MB di Ram), senza contare le pesantissime pagine dei Social Network di oggi, Skype (altri 256 MB di Ram), e, fermandoci qua, siamo già arrivati a un fabbisogno di almeno 2 Ghz di processore e 2 GB di Ram.
Va tenuto presente che questo calcolo è ancora basato sui requisiti minimi, non più solo dell’hardware necessario per il sistema operativo, ma complessivi per far funzionare alcune applicazioni di base. È corretto pensare che una configurazione del genere risulterebbe comunque abbastanza lenta e lo diventerebbe di molto all’apertura, per esempio, di un ulteriore programma per ascoltare la musica.
Sappiamo perfettamente che questo ragionamento che abbiamo utilizzato non è, dal punto di vista scientifico, impeccabile. Il consumo di Ram di diversi programmi può effettivamente essere sommato, ma la velocità del processore in realtà non si calcola in termini di somme; a parità di velocità di processore aumenta il tempo necessario a svolgere le operazioni. Abbiamo utilizzato questa semplificazione per rendere l’idea.
Abbiamo quindi dato per assodato che i requisiti minimi complessivi indotti da questi nuovi sistemi operativi sono molto più alti di quelli di Windows XP e che non tutti i computer sui quali gira attualmente XP sono in grado di funzionare altrettanto bene con 7 o 8.
Ora la questione che si pone, e alla quale ancora non abbiamo trovato riposte certe in rete, è: ”Quanti computer attualmente in circolazione rispondo a questi requisiti minimi necessari?”. Quale è la quota di mercato, la diffusione, di computer con 2Ghz o meno di processore?
Non abbiamo trovato indagini di mercato certe che rispondano a queste domande, ma abbiamo trovato indizi molto forti che ci fanno pensare che effettivamente il problema esiste e non può essere sottovalutato.
Dagli articoli allarmisti sui bancomat ora privi di sicurezza, dei quali si sono riempiti i giornali nelle ultime settimane, alle notizie certe del fatto che sia lo stato britannico che quello olandese hanno già siglato accordi milionari con la Microsoft per ottenere supporto e aggiornamento per i propri computer ancora installati con Windows XP, emerge il fatto che in circolazione ci sono ancora tantissime apparecchiature funzionanti che rischiano di essere dismesse per colpa di un fattore esterno, benché non siano di fatto, tecnicamente obsolete.
Per concludere, che dire?
Rispondendo alla domanda che ci ponevamo all’inizio, “Si, l’abbandono di Windows XP, porterà ad un’accelerazione delle dismissioni di computer e comporterà una nuova, evitabile, fonte di inquinamento”
Ovviamente noi ci auguriamo che l’uso di Linux, che nelle sue varie distribuzioni rimane pur sempre più leggero di Windows 7 e 8, possa essere preso maggiormente in considerazione e diffondersi e speriamo soprattutto che tutti questi computer che verranno mandati in pensione anzitempo siano destinati al riutilizzo e non al riciclaggio (che è comunque molto impattante in termini di produzione di Co2) o, ancora peggio, a smaltimento.
Tag: ambiente, obsolescenza, riuso